Il messaggio per la Giornata della Commedia dell'Arte
Gabriele Vacis

Dedication by Gabriele Vacis
C’è una forma di teatro balinese che usa maschere a mezzo viso, movimenti molto formalizzati ed è eminentemente comico. Quando l’ho visto la prima volta, tanti anni fa, ho pensato: è commedia dell’arte!
Chissà chi è che è andato fino a Bali, nella notte dei tempi, a portare la commedia dell’arte?
O anche viceversa: chissà chi è che ha viaggiato fino in Italia a portare fin qua quel teatro balinese?
Perché è evidente che un’influenza c’è stata, gli elementi comuni sono troppo evidenti per pensare al caso. Il fatto è che la commedia dell’arte sta proprio alle origini del teatro, è una forma capace di avvicinare persino l’occidente e l’oriente.
Poi ho avuto la fortuna di lavorare con un attore che conosceva a fondo la commedia: Eugenio Allegri. Lui era un Arlecchino straordinario.
Mi ricordo una replica de “Il falso magnifico” a Settimo Torinese, la città dove abito. Poteva essere il 1980 o l’81. Settimo era una periferia destinata al degrado più cupo. Avevamo invitato il TAG Teatro per Carnevale, per vedere se si poteva rendere un po’ meno triste la tradizionale sfilata dei carri. Quindi il TAG montò il palchetto vertiginoso su cui avrebbero agito (forse avrei dovuto scrivere “recitato”, ma la commedia dell’arte, quelli bravi, non la recitano, la agiscono, appunto).
Credo che quello spettacolo, in quella piazza, abbia suggestionato tutto il teatro che ho fatto successivamente, come la commedia dell’arte, dal Cinquecento in qua ha influenzato il teatro di tutto il mondo.
Finì la sfilata dei carri, che quell’anno sembrava più malinconica del solito, nell’uggia di una periferia industriale. Finì la sfilata e cominciò “Il falso magnifico”. Lo spettacolo era in piazza della Libertà, che normalmente era un parcheggio, e anche quella domenica di febbraio non eravamo riusciti a sgomberarla del tutto dalle auto. All’inizio ci sarà stata una trentina di curiosi infreddoliti, lo spettacolo durava quasi due ore. Pensai che saremmo finiti in quattro o cinque. Invece accadde. Cosa accadde? Accadde la magia del teatro. A quei trenta coraggiosi andarono aggiungendosi spettatori fino a riempire la piazza. Tutti a guardare quei pazzi che carambolavano su un palchetto alto due metri, lungo quattro e profondo meno di tre. Eugenio era Arlecchino, quello più mobile: avevamo paura che cadesse dal palco ad ogni piroetta. Ma stava proprio qua il bello: quel teatro lì, la commedia dell’arte, è rischioso, ha bisogno di avventurieri un po’ scapestrati, perché solo loro riescono a riempire di sole una domenica periferica di febbraio. Solo loro hanno il coraggio di andarsene fino a Bali, fino in capo al mondo, a portare questa cosa che dovremmo custodire con tutto l’amore che abbiamo.
Short Biography
È stato tra i fondatori del Laboratorio Teatro Settimo, gruppo teatrale attivo nell'omonima cittadina dell'Hinterland torinese. Nei suoi spettacoli offre una riscrittura scenica sia di testi classici e letterari sia di testi contemporanei, concertando recitazione, canzoni e musica, affabulazione ed epica, riflessione generazionale e richiami alla tradizione sia colta sia popolare. Per approfondimenti: https://it.wikipedia.org/wiki/Gabriele_Vacis